Se il coniuge perdona le condotte infedeli dell’altro coniuge perderà la possibilità di chiedere in futuro la separazione con addebito per tradimento.

Separazione con addebito per tradimento

Prima di tutto, chiariamo un aspetto importante che spesso viene sottovalutato. La separazione con addebito deve essere richiesta dal coniuge interessato ad ottenerla e cioè dal coniuge che intende far rilevare la responsabilità dell’altro coniuge per il fallimento del matrimonio.

Il Giudice non può rilevare d’ufficio la responsabilità di un coniuge per la fine del matrimonio e non può pronunciare d’ufficio nessuna separazione con addebito senza la richiesta di una delle parti.

Quindi si avrà separazione con addebito quando il giudice si pronuncia sulla richiesta proposta da uno o entrambi i coniugi.

Cosa è la separazione con addebito?

In che cosa consiste l’addebito? L’addebito consiste nella dichiarazione circa la responsabilità della fine del matrimonio conseguente ad una condotta del coniuge. Il comportamento deve esser tale da determinare l’impossibilità della prosecuzione della convivenza. L’accertamento, e quindi l’addebito, delle responsabilità deve essere contenuto nella sentenza che pronuncia la separazione con addebito.

Il comportamento deve consistere nella violazione di uno o più doveri coniugali ovvero, esemplificando, nell’obbligo di fedeltà, di coabitazione e di collaborazione nell’interesse della famiglia.

Quando puoi chiedere la separazione con addebito?

L’addebito non può esser chiesto in occasione di una separazione consensuale, tanto meno in caso di separazione mediante negoziazione assistita. La responsabilità per il fallimento del matrimonio deve essere accertata da un giudice e non può mai essere sancita da un accordo tra marito e moglie.

I casi in cui, più frequentemente viene accertata la responsabilità e quindi pronunciata la separazione con addebito, sono quelli in cui si dimostra la violazione del dovere di fedeltà, ovverosia nei casi tradimento.

E se il coniuge tradito perdona il tradimento?

La pazienza è Santa e il perdono è Divino. Ecco un caso curioso che è stato sottoposto all’giudizio della Corte di Cassazione.

Una donna, dichiarando le plurime e pubbliche relazioni extraconiugali del marito, per la precisione almeno 15 tradimenti, ha avviato la procedura al fine di ottenere la separazione personale dallo stesso. In tale sede, oltre alla corresponsione dell’assegno di mantenimento e all’assegnazione della metà del patrimonio accumulato nel corso della vita coniugale, come pure la divisione dell’immobile destinato a casa coniugale, richiedeva che il Giudice si pronunciasse sull’addebito della separazione.

Il Giudice di primo grado dichiarava la separazione personale dei coniugi e respingeva l’addebito della separazione nei confronti del marito e di conseguenza rigettava le ulteriori pretese avanzate dalla donna.

La donna, al fine di ottenere il soddisfacimento delle proprie pretese e quindi la separazione con addebito a carico del marito, proseguiva proponendo Appello. Tuttavia, anche il Giudice di seconda istanza rigettava la domanda della donna. Pertanto, non vi fu alcuna pronuncia di separazione con addebito a carico del marito.

Non contenta, la donna ha proposto ricorso in Cassazione dove non solo non vide accolte le proprie richieste ma si vide condannata alle spese del giudizio.

Perché la donna non è riuscita ad ottenere la separazione con addebito?

Secondo i Giudici, considerata la reiterata tolleranza della donna nei confronti della condotta fedifraga del marito, è venuto a mancare il nesso causale tra il comportamento del marito e il fallimento del matrimonio. In poche parole, il nesso poteva sussistere fino al primo tradimento dopo di che la donna, perdonando le condotte dell’infedele marito, ha dimostrato di accettare tali comportamenti e di non considerarli di ostacolo alla prosecuzione della convivenza coniugale. Per questo motivo, i giudici non hanno potuto accogliere le richieste della donna, pervenute tra l’altro dopo 20 anni di convivenza con i comportamenti infedeli.

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